giovedì 10 gennaio 2013

Finché avrò vita lotterò con tutte le mie forze - L'intervista alla Signora Mariangela Fraietta

A seguito della nota pubblicata ieri, pubblico l'intervista alla signora Mariangela Fraietta, mamma di Danilo Lentini, vittima della strada Statale 106 Ionica calabrese a soli 27 anni
Come leggerete, questa è una intervista amara, straziante.
Però credo che rispetto a simili racconti non si può restare indifferenti.
Alla Signora Maringela, a suo marito Sostene, alla famiglia Lentini auguro al più presto di poter vedere riconosciuti alcuni diritti: poter riavere gli effetti personali di Danilo; poter avere una giustizia che manca!
Mentre a quanti leggerenno questa note consiglio di condividerla. Affinchè tutti sappiano. Affinchè nulla possa essere dimenticato!
Fabio Pugliese 



La Signora Mariangela Fraietta



Signora Mariangela, nel tragico giorno in cui Danilo perse la vita, Lei e suo marito come avete appreso la notizia e da chi?
Noi abbiamo saputo della notizia perché circolava in paese. Un signore avvertì mio marito che Danilo aveva avuto un incidente grave. Non abbiamo appreso la notizia dalle forze dell'ordine, come normalmente avrebbe dovuto essere. Io e mio marito ancora oggi non abbiamo capito perché i carabinieri hanno chiamato prima l’agenzia di pompe funebri che noi.

Lei come si spiega il fatto - quanto meno incredibile - che la Vostra famiglia ha dovuto apprendere dalle voci della gente del tragico incidente di Danilo?
Posso solo dirle che prima che arrivassimo sul luogo dell'incidente, essendo all'oscuro di ciò che era successo, giunti a marina di Davoli, abbiamo fermato una pattuglia dei carabinieri, abbiamo spiegato loro che avevamo appreso dell’incidente di nostro figlio e che non sapevamo altro. I carabinieri incontrati a Davoli fecero una telefonata e ci dissero di andare verso l'aeroporto S. Anna, poiché lì era avvenuto l’incidente. Chiedemmo loro informazioni su Danilo e, più precisamente, chiedemmo loro se nostro figlio fosse morto? Loro dissero che di non avere notizie a riguardo.

Ha intenzione di raccontare tutto ciò che accadde quando Lei e suo marito siete arrivati sul luogo dell'incidente?
Arrivati li, io ricordo poco, solo un uomo, non era un carabiniere né un poliziotto. Mi diede dell'acqua e mi disse di essere un dipendente di una agenzia di pompe funebri. Appena mi disse ciò io sono stata male. Mio marito e mio figlio Manuel andarono a sincerarsi delle condizioni di Danilo. Io non andai, ero impietrita. Ricordo solo che un poliziotto ci disse che forse potevamo portare Danilo a casa poiché non avrebbero effettuato l'autopsia. Di seguito interviene il signore dell’agenzia di pompe funebri, e ci disse che avrebbe provveduto a tutto lui. Il giorno dopo, quando andarono a prendere Danilo, l’agenzia fece vedere un foglio firmato da mio figlio Manuel. Attraverso questo foglio, Manuel delegava loro per tutto ciò che riguardava il servizio funebre. Il foglio, di questo mio figlio Manuel ne è certo, l'ha firmato il giorno prima poiché gli fu chiesto da un carabiniere. Manuel, in realtà, lo formò pensando di firmare l’autorizzazione per la rimozione del corpo. Oltre al danno anche la beffa.

Il perito che fu incaricato di valutare l'incidente quali conclusioni ha tratto? Quali sono - secondo la perizia - le cause dell'incidente?
Il perito da noi incaricato ha dato la colpa alla strada dissestata. Mio figlio ha preso una buca ed ha perso il controllo. Tuttavia si disse, che mio figlio correva. Il perito sostiene che il contachilometri  si è fermato a 140 chilometri orari e, quindi, la moto andava almeno a 20 chilometri orari in meno perché la ruota,  che gira in alto, fa risultare maggiore la velocità della moto. Quindi il perito ha dato la colpa alla strada anche perché la caduta è stata causa dalla strada: c'era un avvallamento di 10 centimetri ed in più un ammanco di catrame che misurava un metro di lunghezza, trenta centimetri di larghezza ed una profondità di sette centimetri. La moto, al momento dell’impatto, si è sollevata in aria ed ha catapultato mio figlio sul guard rail. I carabinieri nel loro verbale hanno scritto che mio figlio correva oltre i 200 chilometri orari. Noi ora intendiamo dimostrare con la nostra perizia che non tutto ciò che scrissero è vero.

La famiglia ha ricevuto - dopo l'incidente - gli effetti personali di Danilo?
Noi non abbiamo mai ricevuto gli effetti personali né tanto meno i documenti. Li stiamo cercando da quattro anni e mezzo. Quando morì, Danilo aveva con se anche i documenti dell'altra moto. Alcuni giorni dopo mio figlio Ivan andò a fare un controllare sul luogo dell’incidente e trovò, nella scarpata presente sotto la sede stradale, il marsupio del fratello, aperto, ma vuoto. Mio figlio quando ha avuto l'incidente era vestito da motociclista, con tuta in pelle delle ducati, giubbotto rivestito, stivali, ecc. Niente, non abbiamo avuto niente.

Il Signor Sostene, papà di Danilo, sulla strada dell'incidente che oggi è perfettamente bitumata.

La famiglia ha dato vita ad un contenzioso legale nei confronti dell'A.N.A.S?
Il nostro legale ha scritto all'Anas senza mai ottenere risposta. Ora abbiamo dato l’incarico ad un legale delle vittime della strada. La nostra famiglia spera e vuole fortemente che Danilo venga riconosciuto come vittima della strada. Noi non abbiamo avuto nessun sostegno morale dalle istituzioni. Non pensavo dopo la morte di un ragazzo le istituzioni assumessero un comportamento così impregnato di indifferenza!

Da chi è organizzato il motoraduno che ogni anno si tiene a Badolato nel ricordo di Danilo? Lei e la famiglia è contenta di questa iniziativa? Perché?
Il motoraduno viene organizzato dalla consulta giovanile dei giovani di Badolato, poiché Danilo era un socio fondatore e poi dalla famiglia. Noi siamo ''contenti'' di questa iniziativa. Cosi viene ricordato il nome di mio figlio e, soprattutto, la sua vicenda serve da monito per tutti gli altri motociclisti.

Signora Mariangela può raccontarci come era suo figlio Danilo?
Mio figlio Danilo era un ragazzo meraviglioso, solare, amico di vecchi e bambini, non era un santo, aveva anche lui i suoi piccoli difetti, ma era un gran lavoratore, un fratello premuroso e un grandissimo figlio. Voleva alla famiglia un bene smisurato, le posso dire che era un ragazzo onesto, conosciuto da tutti.

Signora Mariangela, Lei si batte per quale ragione? Cosa vuole che sia riconosciuto a Danilo?
Finché avrò vita lotterò con tutte le mie forze affinché venga riconosciuto come vittima della maledetta 106. Ogni anno nella giornata dedicata alle vittime della strada, vado a portare i fiori in pretura: rossi come il sangue versato dai nostri ragazzi. Però non viene nessuno. Con me ci sono solo i miei....

I "fiori solitari" che ogni anno la Signora Mariangela porta in Pretura nella giornata dedicata alle vittime della strada.



Alle tante giovani ragazze ed ai giovani ragazzi che leggeranno il libro sulla SS 106 cosa sente di dire? Cosa vorrebbe dire loro?
Io dico a questi ragazzi che mio figlio non c’è più a causa della sua passione smodata. Ragazzi, voi dovete amare la moto per vivere. La moto non deve essere la vostra vita ma solo una passione. Purtroppo per mio figlio questa passione era “un'ossessione''. Parlava sempre di moto, mi coinvolgeva in tutto e non solo a me ma anche a tutta la famiglia. Andava da solo ai motoraduno. Starei delle ore a raccontare la sua passione per le moto...

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