Un tempo, lo Jonio calabrese, rappresentava, sotto l’aspetto
culturale, la culla d’Europa. Questa non è una affermazione di parte. Non è
esagerata. Basti pensare che ancora oggi ne conserviamo le prove. Lungo la
costa jonica calabrese le aree archeologiche di Casignana (tra i comuni di Bovalino e Bianco nella provincia di
Reggio Calabria), conservano un vasto repertorio di mosaici per ville romane; Castiglione di Paludi (in provincia di
Cosenza), uno dei pochi siti archeologici di epoca brettia; Monasterace Marina (provincia di Reggio
Calabria), dove sono visibili i resti di un tempio dorico e le mura di cinta
(risalenti all’antica colonia greca di Kaulon); Punta Alice (nel comune di Cirò in provincia di Crotone), dove sono
state rinvenuti diversi materiali e più siti archeologici; dei Parchi Archeologici, ancor più noti, di
Capo Colonna, di Locri Epizefiri,
di Scolacium (all’altezza del bivio
per Borgia), di Sibari.
Basta fermarsi
qui!
Perché in realtà,
molto di più, molto altro ancora si potrebbe raccontare di quella che fu, senza
dubbio, la culla della cultura europea.
Pensate che prima
di Cristo, Pitagora si trasferì nella Magna Grecia dove fondò a Crotone (all'incirca
nel 530 a.C.), la sua scuola. A Crotone approfondì i suoi studi matematici e sempre
a Crotone «si narra che il filosofo-mago-scienziato avesse scoperto per
caso il fondo numerologico, matematico dell'armonia musicale. Passando davanti
all'officina di un fabbro, egli sarebbe rimasto colpito dal modo in cui i
martelli dell'artigiano, battendo il ferro sull'incudine, riuscivano a produrre
echi perfettamente in accordo tra loro. E soprattutto fu sorpreso della
corrispondenza tra rapporti numerici semplici e consonanze sonore...». Tutto ciò avveniva nel 500 a.C. nella Calabria jonica.
Peccato che di
ciò che siamo stati in passato, dopo circa 2000 anni, è rimasto ben poco.
Occorre un duro
lavoro per riuscire a riappropriarci dell’orgoglio di essere (e di sentirci),
calabresi.
Dobbiamo farlo.
Dobbiamo riuscirci. È necessaria, oggi più che mai, la nostra volontà ferma di
occuparci dei tanti problemi che affliggono la nostra terra (ed in particolare
dello jonio calabrese), senza inventare nulla, senza fare “follie”.
Semplicemente scegliendo di occuparci dei tanti problemi che abbiamo.
Approfondirli,
conoscerli è necessario per risolverli. È necessario anche per affrontare le
numerose difficoltà che certamente avremo davanti a noi.
Per
queste ragioni ho deciso di scrivere tempo fa il primo libro sulla strada
Statale 106 Jonica calabrese. Perché ero convinto (e lo sono ancora oggi), che
di questa strada noi calabresi ne sappiamo poco.
Inoltre, ho voluto
fortemente che il libro venisse presentato al Convento dei Riformati di Calopezzati (il mio
paese). Uno dei tanti angoli meravigliosi e suggestivi della Calabria jonica. Affinché la bellezza di questo luogo possa
riuscire a trasmettere, a quanti decideranno di partecipare. l’orgoglio di
sentirsi Meridionali, Calabresi, figli della Magna Grecia!
Dobbiamo rialzare
la testa! Abbiamo le possibilità di rialzare la testa!
Io spero che
insieme, tutto noi, riusciremo.
Un saluto ed un arrivederci a domenica 3 febbraio al Convento dei Riformati di Calopezzati.
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